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“Libertà: un quartiere che interpella, tra ferite e bellezza”


“Libertà: un quartiere che interpella, tra ferite e bellezza” – La testimonianza di don Luca De Muro di Redazione – 10 aprile 2025

BARI – “Il Libertà mi stanca, mi sfida, mi pesa, ma mi riempie il cuore”. Con queste parole don Luca De Muro, sacerdote salesiano e direttore dell’Oratorio Redentore, ha chiuso la sua testimonianza durante l’evento “Le periferie si raccontano: bellezze da scoprire!”, organizzato il 7 aprile 2025 dalla CDAL e dall’Equipe diocesana per le Periferie dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto. Una serata intensa, davanti a un pubblico che includeva Mons. Giuseppe Satriano, il Sindaco Vito Leccese e numerosi cittadini, in cui don Luca ha dato voce a un quartiere che è molto più di un’etichetta: il Libertà, frontiera viva e pulsante a due passi dal centro di Bari.

Un nome che racconta una promessa
Il quartiere Libertà, nato nei primi del Novecento per ospitare operai e famiglie legate al porto, porta nel nome un sogno: quello di un futuro possibile, di una casa da chiamare propria. Don Luca lo descrive con immagini che parlano ai sensi: il profumo del mare che si mescola al ragù sui fornelli, i balconi che si parlano, la vita che scorre rumorosa e vera. Ma non nasconde le ombre: la densità di 40.000 abitanti in poco più di un chilometro quadrato, la marginalità che si respira, le sirene della polizia che spezzano il silenzio. “È un sismografo”, dice, “ti fa sentire le scosse di quello che non va, ma anche i battiti di quello che può nascere”. La bellezza ruvida del Libertà non sta nei palazzi eleganti, ma nelle storie di chi lo abita – giovani che, nonostante famiglie spezzate o difficoltà, trovano un sogno da inseguire, una voce da far emergere, un’alternativa a destini che sembrano già scritti.

Don Luca intreccia queste esperienze alla serie Adolescence, che ha recentemente finito di guardare: “Mi ha colpito quella domanda dei genitori di Jamie: ‘How we made him?’ – Come l’abbiamo fatto? È la stessa che mi faccio per i ragazzi di qui: come siamo arrivati fin qui? Chi abbiamo cresciuto?”. Una riflessione che non offre risposte facili, ma spinge a guardare oltre.

Un oratorio che accoglie, tra fatica e speranza
Il Redentore non è solo un cortile: è una casa aperta a centinaia di ragazzi di ogni provenienza, un luogo dove si offre sport, doposcuola, laboratori, ma soprattutto relazioni. “Seguirli è lento, fatto di pazienza e cadute”, ammette don Luca. Eppure, è proprio in questo esserci che si gioca tutto, come insegna Don Bosco: non “aggiustare” i ragazzi, ma ascoltarli, piangere con loro, anche in silenzio. La serie Adolescence torna ancora, con la sua musica – “Fragile”, “Through the Eyes of a Child” – che sembra dare voce a questi giovani, un grido che troppo spesso non sappiamo cogliere.

Ma non mancano le difficoltà. Don Luca confessa che questi due anni gli sono pesati come dieci, non solo per le sfide esterne – la povertà, il disagio – ma per quelle interne: dinamiche non evangeliche, divisioni, la tentazione di mollare. “Il Vangelo è sporcarsi le mani”, dice, “restare anche quando tutto rema contro”.

Ferite aperte e una fede che cammina
Le ferite del Libertà sono vive: don Luca ricorda un ragazzo perso anni fa in un’altra città, vittima di una rapina, e i recenti fatti del quartiere, con giovani etichettati come “baby gang”. “Non sono delinquenti, sono soli”, afferma con forza. Ancora Adolescence lo interroga: “Quanti Jamie potremmo evitare se ci fermassimo ad ascoltare?”. Ma tra queste ferite brilla una fede semplice, fatta di gesti: la processione di Maria Ausiliatrice, le nonne con il rosario, un signore che ritrova “qualcosa di buono” nel quartiere.

Una rete fragile e un cambio di prospettiva
Il Libertà vive di una rete preziosa ma fragile: scuole, associazioni, volontari che si spendono nonostante tutto. Don Luca cita Io sono Libertà di Valeria Patruno, con quel passo sul Giardino Garibaldi che invita a guardare in alto, oltre le ombre, per trovare il verde tra le chiome degli alberi. “Basta cambiare prospettiva”, riflette, “e il Libertà non è solo un problema, ma una promessa”.

Un gol che vale tutto
Chiude con un’immagine: un ragazzo di una squadra sperimentale segna un gol e corre da lui dicendo: “Don, oggi mi sento qualcuno”. È l’essenza del Libertà: un posto dove puoi valere, nonostante tutto. “Sogno una Bari senza centro e periferia, ma una comunità che cresce insieme”, conclude don Luca, lasciando una domanda: “Cosa possiamo fare per rendere queste periferie luoghi di rinascita?”. La lezione di Adolescence – ascoltare, sporcarsi le mani, chiedere “Come stai?” – diventa un invito per tutti.

Il Libertà, con le sue sfide e la sua luce, non lascia indifferenti. E don Luca, con la sua testimonianza, ci ricorda che abitare le periferie è un atto di coraggio e di speranza.

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