In un oratorio salesiano la comunicazione non è solo “dire le cose”. È uno stile, una responsabilità, un’opportunità per educare. Don Bosco, prima ancora di parlare, sapeva ascoltare. Sapeva guardare i suoi ragazzi negli occhi e farli sentire importanti. Anche oggi, comunicare bene è un atto educativo.
In oratorio, si comunica in tanti modi: un post sui social, un avviso in bacheca, una parola detta all’uscita della messa, uno sguardo durante una partita. Tutto parla. Tutto può creare legami oppure confusione, può aprire o chiudere porte.
Una comunicazione chiara, semplice, rispettosa aiuta a costruire fiducia. I ragazzi sentono che c’è coerenza. I genitori si sentono coinvolti. Gli animatori capiscono il senso del loro servizio. Una comunità che comunica bene è una comunità che cammina insieme.
Ma comunicare bene significa anche ascoltare. Significa dare spazio alle domande dei ragazzi, ai dubbi dei genitori, alle proposte degli educatori. L’oratorio non è un’azienda che “informa”, è una casa che dialoga. Il vero stile salesiano non impone, ma propone. Non grida, ma accompagna.
Anche i mezzi contano. I social, i volantini, i video, i gruppi WhatsApp… sono strumenti che vanno curati. Non si tratta di “fare pubblicità”, ma di raccontare il bene che accade. Perché il bene va fatto… ma anche raccontato. Altrimenti resta nascosto, e il Vangelo non brilla.
In un quartiere come il nostro, dove spesso regna il rumore, la sfiducia o l’indifferenza, una comunicazione buona e onesta diventa un segno. Mostra che qui c’è vita. Che c’è qualcuno che crede ancora nei giovani. Che c’è un oratorio che è casa, scuola, cortile e chiesa.
Per questo la comunicazione, in oratorio, non è un “compito in più”. È parte della missione. È un modo concreto per dire: “Siamo qui. E ci stai a cuore.”