Il doposcuola in oratorio non è solo “fare i compiti”. È una delle forme più concrete con cui l’oratorio accompagna i ragazzi nella loro crescita. È una risposta salesiana ai bisogni reali dei giovani, specialmente di quelli che fanno più fatica.
Don Bosco diceva: “L’educazione è cosa di cuore”. Anche un compito di matematica può diventare occasione per educare, se fatto con pazienza e affetto. Il sostegno scolastico, allora, è un modo per dire ai ragazzi: “Io credo in te. Non sei solo. Ce la possiamo fare insieme.”
Molti ragazzi, soprattutto nei quartieri più difficili, vivono la scuola come un luogo ostile. Si sentono giudicati, non capiti, etichettati. Il doposcuola in oratorio vuole essere il contrario: un luogo sereno, familiare, dove non hai paura di sbagliare. Qui c’è qualcuno che ti aiuta senza umiliarti, che ti ascolta, che ti incoraggia.
Ma il sostegno scolastico è anche una forma di prevenzione. Tanti ragazzi che abbandonano la scuola lo fanno perché nessuno li ha mai aiutati a colmare le loro lacune. Un oratorio che offre aiuto allo studio non solo li tiene lontani dalla strada, ma li aiuta a costruirsi un futuro.
In più, il doposcuola è uno spazio educativo completo. Non ci si limita ai libri. Si educa al rispetto delle regole, alla puntualità, all’impegno, alla collaborazione. Quando un ragazzo si siede accanto a un animatore per studiare, si crea una relazione educativa forte. E da lì possono nascere anche percorsi di fede, di servizio, di vita.
Il sostegno scolastico coinvolge tutta la comunità: volontari, educatori, famiglie. È un’opera collettiva. Ogni piccolo traguardo – un’interrogazione andata bene, una sufficienza recuperata – diventa una festa condivisa. Il ragazzo si sente visto, riconosciuto, valorizzato.
In sintesi, il doposcuola salesiano è molto più di un aiuto scolastico. È un gesto d’amore concreto, quotidiano, fedele. È un cortile dove i ragazzi imparano a credere in sé. È un banco dove, facendo i compiti, si costruisce la vita.